Ostetricia - Ecografia Ostetrica

Perché fare l'ecografia in gravidanza?

L'ecografia in gravidanza ha scopi diversi a seconda dell'epoca gestazionale in cui viene eseguita. Sulla base di quanto previsto dal decreto ministeriale Guzzanti-Bindi sulla prescrizione degli esami in gravidanza, tre sono le ecografie da eseguire: una nel primo, una nel secondo e una nel terzo trimestre. In alcuni casi (ad esempio rallentamento della crescita fetale), può rendersi necessario effettuare un numero maggiore di esami. Le informazioni vengono generalmente acquisite come delle immagini bidimensionali. In casi selezionati, come nel sospetto di anomalie della colonna vertebrale o del volto fetale, ecc., l'acquisizione di immagini tridimensionali consente di ottenere un maggior numero di dettagli.

Nei primi tre mesi di gravidanza, l'ecografia consente di definire la sede della gravidanza, il numero di embrioni o feti, di visualizzare l'attività cardiaca, di valutare se l'epoca gestazionale corrisponde alla data dell'ultima mestruazione e di misurare lo spessore della translucenza nucale.

Nel secondo trimestre di gravidanza, l'ecografia permette di studiare l'anatomia fetale e di valutare se le dimensioni fetali (testa, addome, femore) corrispondono ai valori di riferimento per quell'epoca gestazionale. In questo stesso periodo, si visualizzano la sede di inserzione placentare e la quantità di liquido amniotico. Quest'ecografia viene effettuata di solito tra la 19a - 22a settimana e viene comunemente chiamata ecografia morfologica.

Nel terzo trimestre, l'ecografia serve a valutare l'accrescimento fetale, la quantità di liquido amniotico, la localizzazione placentare e la presentazione fetale. Viene effettuata tra la 30a-34a settimana e viene definita come l'ecografia dell'accrescimento.

L'esperienza finora acquisita suggerisce che un esame ecografico routinario consente di identificare dal 30 al 70% delle malformazioni maggiori fetali, cioè di quelle malformazioni che richiedono un trattamento chirurgico o assistenza medica dopo la nascita.
La possibilità di rilevare un'anomalia maggiore dipende da diversi fattori: dalla localizzazione dell'anomalia, dall'epoca gestazionale in cui si esegue l'esame (alcune anomalie fetali si manifestano solo nel terzo trimestre), dalla posizione fetale, dallo spessore dell'addome materno: maggiore è lo spessore dell'addome, maggiore è la difficoltà degli ultrasuoni a raggiungere le strutture da esaminare, dall'apparecchiatura a disposizione: più sofisticata è l'apparecchiatura, migliore è la qualità dell'immagine.

È possibile che talune anomalie fetali possano NON essere rilevate all'esame ecografico.
Non è compito dell'ecografia di routine rilevare le cosiddette anomalie minori (ad esempio le anomalie delle dita delle mani e dei piedi).
Quando durante l'ecografia di routine si sospetta o si accerta la presenza di un'anomalia fetale, viene richiesta un'ecografia di 2° livello o ecografia diagnostica. Questo tipo di ecografia viene eseguita da operatori esperti in diagnosi prenatale, in centri specializzati dotati di apparecchiature sofisticate e in grado di gestire sia gli aspetti prenatali che postnatali di una determinata patologia.
È consuetudine ormai molto diffusa effettuare un'ecografia quando la paziente si presenta per la visita in gravidanza. Questo tipo di ecografia viene definita come ecografia di supporto o office ecografia ed è finalizzata all'acquisizione di quei dati che, insieme alla visita ostetrica, possono essere utili nella gestione clinica della paziente. Tuttavia, non vi sono evidenze sull'utilità di effettuare l'ecografia di supporto durante la visita e soprattutto non bisogna pensare che questo tipo di ecografia sia sostitutiva delle ecografie previste dal decreto ministeriale.

Gli ultrasuoni sono utilizzati nella pratica osterica da oltre 25 anni e mai sono stati riportati effetti dannosi anche a lungo termine sul feto.